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David was born at Caterham in Surrey in 1946. The family moved to Fetcham near Leatherhead and this was to be the family home. David had a younger brother Michael. David went to the Catholic primary school at Leatherhead and his secondary education was with the Jesuits at Wimbledon. He enjoyed his time there and is remembered by his contemporaries. After a short spell in the Civil Serv ice David went to Lancaster University, first studying history and economics, then earning an MA in economics. He went on to work in the Bank of England for five years.
Going on a vocations course at Allington Castle, Kent, led David to join the Carmelites and after his noviciate in 1976-1977, he was professed as a friar at Aylesford Priory in 1977 as a member of the then Anglo-Welsh province. After studies in Rome, and gaining a Postgraduate Certificate in Education, David taught at Whitefriars Cheltenham (now St. Edward’s School).
From 1982 to 1985 David completed his theological studies in Dublin and returned to Aylesford until 1987. He then ministered as a deacon in Walworth parish from 1987 to 1990 and on ordination in 1990 he went to Cheltenham for a further spell as a teacher.
From 1993 to 1996 David worked again in Walworth and in 1996 he was appointed parish priest in the Welsh parish of Aberystwyth. He held this post until 1998 when he moved to the East Finchley community in London to be the provincial bursar. When the chaplain to Aberdeen University died unexpectedly in January 1999, David agreed to take over until a permanent appointment could be made.
Later in 1999 after the death of Fr. Leo van Wijman O.Carm., David left Aberdeen to become the Librarian of the Carmelite Library in Rome and at the same time he took on the onerous responsibility of compiling the annual bibliography published as the second volume of Carmelus. One of the more unusual aspects of David’s tenure was the unpacking and putting back on the shelves of the entire library after the completion of major building works in Sant’Alberto in the period 1996-1999. David performed all these tasks with exemplary dedication and efficiency until 2004 when he returned to his province.
Back in the British province David helped as community bursar and oversaw the organisation of the libraries at Aylesford and East Finchley. For a few months in 2005, he also served as parish priest in Faversham. In 2008 he agreed to take on again the preparation of the Carmelite Bibliography.
In 2010 the Prior General asked David to become the Order’s Archivist and he was officially appointed from January 2011. In November 2010 David came to Rome to work on the annual bibliography and to prepare his move to the General Curia after Christmas, which he intended to spend in Sant’Alberto. However, very shortly after he arrived in Rome he collapsed with massive internal bleeding and was admitted to the “Salvator Mundi” in Rome. He was given great loving care by the brethren but despite his illness he asked to return to Britain. In the midst of atrocious weather he came back safely and was given excellent care at Maidstone Hospital. In January 2011 David was able to come back to Aylesford where he felt at home and at peace.
From that time to his death on June 6th, David was able to live his Carmelite life in a spirit of peace and joy. He managed to complete work on this present Carmelite Bibliography and he was able to join the community for prayer and its daily life.
David died in the early hours of June 6th, and his last words were to offer his death as a reparation for peace.
KEVIN ALBAN O.Carm.
fonte: Carmelus 2010/2
«Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio riguardo a voi, per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio? …
Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso di tutti, come è il nostro amore per voi, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù … Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo». (1Tess 3,9.12-13; 5,23).
Questo brano di San Paolo alla comunità dei Tessalonicesi è un testo pieno di tenerezza e di gratitudine, che ci dà la testimonianza di un uomo liberato, per la forza del Vangelo, da tutte le meschine dipendenze che impediscono agli uomini di amarsi fraternamente. Ciò che vale nella vita non è l’ammirazione, il successo, il denaro, il potere, ma solo la gioia di potersi donare e la gratitudine condivisa con gli amici per i doni di Dio.
Alla luce di quest’insegnamento guardando alla vita e all’operosità di padre Joachim pare di scorgere una serie di atteggiamenti costanti, pur espressi in modi e toni diversi: la semplicità, l’umiltà, la fraternità condivisa e la dedizione nel servizio dell’Ordine e della Chiesa di Dio. In questo senso il terreno pellegrinaggio ha dischiuso per lui e apre, oggi, a noi una luce e un significato: una luce di grazia, che è verità, via maestra e sicura nel vivere la propria vocazione e missione non cedendo alle aberrazioni e alle false ideologie dei profeti di Baal. Un significato vitale che implica amore e bontà, dedicazione e fraternità nella condivisione dei beni ricevuti da Dio.
Padre Joachim nacque il 9 ottobre del 1915 nella città di Washington (USA) e al fonte battesimale gli venne dato il nome di Frederick. Come lui stesso ricordava, il giorno in cui fece la prima Comunione, concise con la canonizzazione della piccola Teresa di Lisieux, il 17 maggio 1925, e a lei in seguito attribuì sempre la sua vocazione al Carmelo. Vinta una borsa di studio potè entrare nel seminario minore di Niagara Falls, Canada. In quegli anni di recessione economia negli Stati Uniti, una borsa di studio era l’unico modo con cui i genitori potevano permettersi di mandarlo in una scuola cattolica. Nel 1934 entrava nel noviziato della Provincia Americana del Purissimo Cuore di Maria, in Niagara Falls, ove emise la professione semplice il 15 agosto 1935. In questa occasione, nella cappella del Carmelo alle cascate del Niagara, tra i presenti vi era il beato Tito Brandsma, che si trovava allora negli Stati Uniti per alcune conferenze sulla spiritualità carmelitana. In seguito p. Joachim, riferendosi a questo “privilegio”, mostrava ancora recentemente con soddisfazione, traendola da un mazzo di carte, la formula della sua professione in cui appare tra altre firme quella del beato martire. E aggiungeva: «Dovrei appenderla al muro con una bella cornice». Emise poi la professione solenne nel convento di New Baltimore, PA, il 15 agosto 1938.
Compì gli studi di filosofia e teologia presso lo studentato di Niagara Falls e presso l’Università Cattolica di Washington, dimorando nel convento detto Whitefriars Hall nella stessa città. Ricevette l’ordinazione presbiterale il 23 marzo 1942. Il 26 maggio dell’anno successivo ricevette il grado accademico di «magister in artibus» nella facoltà di Arte e Scienze dell’Università Cattolica Americana, con una dissertazione sui Fasti del beato Battista Mantovano. Ottenne poi l’8 settembre del 1944 il titolo di baccelliere in biblioteconomia, al termine del corso frequentato presso l’Università di Chicago. Subito venne incaricato dell’insegnamento di latino e inglese ai collegiali di S. Cirillo nella stessa città di Chicago, passò come assistente del maestro dei novizi, per tre anni, nel convento di S. Giovanni a New Baltimore. Chiamato a Roma dai Superiori dell’Ordine, vi arrivò il 15 maggio del 1948. Questa chiamata era dovuta alla decisione del capitolo generale del 1947 che lo incaricava di scrivere un manuale di storia dell’Ordine e dal valersi delle sue competenze storiche per l’avvio dell’Institutum Carmelitanum, eretto poi nel 1951. Per svolgere meglio questo servizio all’Ordine frequentò la facoltà di storia ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana, conseguendo nel 1950 la licenza, nel 1951 la laurea e nel 1953 il dottorato in storia ecclesiastica con la pubblicazione della sua tesi: The life of Saint Peter Thomas by Philippe de Mézières. È anche doveroso ricordare come in tutto il periodo romano della sua vita, p. Joachim rivolse continuamente e in modo premuroso la sua cura per l’arricchimento della “Carmelitana Collection” di Washington, che è la più ampia biblioteca specializzata in re carmelitana del mondo, dopo la Biblioteca Carmelitana di Roma.
Vasta e assai valida è stata la presenza di padre Joachim nell’Institutum Carmelitanum a Roma, dalla sua aggregazione ad esso nel 1951 fino alla sua morte. Nominato il 10 dicembre 1951 responsabile della sezione storica dello stesso Institutum, ne fu anche Preside dal 1975 al 1986, e direttore della rivista scientifica Carmelus dal 1954 al 1993, in cui curò la Bibliografia Carmelitana Annuale per tre anni, oltre a pubblicare recensioni e articoli vari. Inoltre, p. Joachim ha insegnato nella facoltà teologica dello Studio Generale S. Alberto dell’Ordine negli anni accademici 1959-1960 e 1965-1966. Oltre a questi impegni in re carmelitana, l’opera instancabile di p. Joachim, fino alla fine della vita, lo ha portato, sempre con la stessa fede e la stessa costanza, ad offrire un continuo servizio all’Ordine, sempre con un atteggiamento premuroso ma silenzioso. Nel capitolo generale del 1959, al quale partecipava come secondo socio della Provincia del Purissimo Cuore di Maria, venne eletto assistente generale, ufficio che ricoprì fino al capitolo seguente, quello del 1965, durante il quale notevole fu il suo intervento sul rito proprio carmelitano.
Per fare conoscere il patrimonio storico e spirituale del Carmelo il suo contributo, vasto e sostanziale, è testimoniato dalle numerose pubblicazioni da lui fatte fin dal lontano 1937 fino a poco prima della sua morte. Oltre a quanto registrato nella bibliografia dei suoi scritti, è bene segnalare che restano inediti vari suoi ultimi contributi, tra cui la traduzione dall’olandese in inglese di un volume di scritti spirituali del beato Titus Brandsma, in vista di una antologia dei suoi scritti più ampia di quella pubblicata solo in olandese in occasione della beatificazione di questo grande Carmelitano del secolo XX.
Joachim ha indagato ed esplorato con rigore scientifico la storia dell’Ordine, ed è da considerarlo uno degli iniziatori, insieme ai compianti e a lui cari p. Ludovico Saggi e p. Adriano Staring, della nuova corrente di studiosi che ha recuperato e trasmesso la vera memoria della vita dell’Ordine, magnifica anche se non sempre edificante, essendo una storia di persone umane concrete, ma che in definitiva offre un umile e significativo contributo alla costruzione della Chiesa, Corpo mistico di Cristo, pellegrina versio la pienezza dei tempi.
I contributi offerti con le sue ricerche storiche abbracciano prima di tutto i settori della bibliografia e della catalogazione di manoscritti e incunaboli carmelitani conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana, e in altre biblioteche degli Stati Uniti, Spagna e Portogallo. Seguono poi le numerose voci e articoli, apparsi in riviste ed enciclopedie, su figure carmelitane eminenti per santità, nonché su tematiche specifiche come sugli aspetti mariani e in particolare su S. Simone Stock, sui fratelli laici, sulle monache, sui commenti alla Regola del Carmelo e alle Costituzioni dell’Ordine, e i suoi studi sul beato Battista Mantovano, sulle immagini e i santuari mariani. Anche sono da notare la vivacità delle cronache da lui composte, e le panoramiche del cammino storico dei Carmelitani offerte ad un più vasto pubblico non carmelitano. Ricordi affettuosi sono poi quelli che ricorrono nei necrologi da lui composti per confratelli defunti.
Si aggiungono, inoltre, le numerosissime recensioni fatte da p. Joachim, che mostrano i più ampi interessi che lui rivolgeva verso la storia della Chiesa e della società. Infine vi è un settore in cui emerge una sua dedicazione particolare: provvedere a rendere accessibile ai confratelli di lingua inglese tanto materiale carmelitano: così fioriscono le sue poetiche traduzioni degli inni del breviario, quelle di testi di mistici carmelitani, e anche di articoli o libri di altri scrittori che riteneva utili per l’utenza carmelitana. E la cura di queste traduzioni ha continuato fino alla fine della sua esistenza, perché diceva. «Ormai alla mia età, non mi posso permettere grandi ricerche, ma Dio mi dà la forza per offrire ancora qualche contributo alla conoscenza della storia e della spiritualità del mio amato Carmelo».
Il suo capolavoro è e rimane il validissimo e fondamentale contributo per consegnare la memoria dell’Ordine con il suo poderoso voluminoso manuale di storia dell’Ordine The Carmelites, tradotto in tedesco, olandese, spagnolo, italiano, polacco. Già da giovane studente in teologia P. Joachim, dalla lettura delle Analecta Ordinis pensava di realizzare un progetto per una storia dell’Ordine, che iniziò a realizzare con una serie di lezioni tenute tra il 1946 e il 1947, e poi revisionate successivamente altre due volte. Quando il capitolo generale del 1947 decise all’unanimità che venisse scritto il manuale di storia dell’Ordine, i capitolari accettarono la proposta del Provinciale del Purissimo Cuore di Maria, che disse in aula: «Io ho la persona capace: è il giovane padre Joachim Smet che già sta lavorando su ciò». Fu così che a lui venne dato quest’incarico, che lo ha portato per moltissimi anni ad una ricerca ampia e ben articolata in biblioteche ed archivi. La macchina dattilografica da lui usata in tutti questi lunghi anni, prima della sua conversione al computer, meriterebbe di essere custodita come una reliquia. Piace, inoltre, sottolineare un aspetto: il manuale scritto da p. Joachim non è solo frutto di competenza scientifica, ma anche di un’obbedienza esemplare ad un capitolo generale: obbedienza durata per ben 40 anni e che costituisce nel secolo XX l’unico caso conosciuto di un nostro frate capace di tener fede per così lungo tempo ad un decreto capitolare!
Alla stoffa dello storico va aggiunta – e pochi lo sanno – la sua vena poetica con cui iniziava la sua produzione letteraria già nell’ormai lontano 1937 e che l’ha portato a pubblicare circa un centinaio di poesie, rifiutando sempre però i premi letterari offertigli. Notevole è sottolineare come in molte delle sue poesie emerge la sua profonda devozione alla Madre del Signore.
Ammirevole è stato anche l’aiuto che p. Joachim ha dato a numerosi studenti della Studio generale a Roma, con suggerimenti e anche con l’offrire testi da lui tradotti o trascritti. Piace infine sottolineare un ultimo motivo che deve anch’esso alimentare, in questo momento, la nostra partecipazione riconoscente al pio suffragio per questo nostro confratello e al ringraziamento al Signore per il dono che ci ha dato attraverso la sua vita e operosità. All’amore e alla passione per lo studio e la ricerca storica ha saputo, sempre in modo felice e diuturno, accoppiare il pluridecennale umile e semplice ma prezioso aiuto come cappellano in alcune comunità religiose. E mentre una volta, per prestare questo servizio, inforcava la bicicletta e correva lungo le strade di Roma, in seguito con il passare degli anni e l’arrivo di acciacchi, più pacatamente e prudentemente, lo ha fatto camminando tranquillo e sereno o prendendo il più comodo autobus.
Il 31 luglio del 2003 padre Joachim, durante il periodo della sue vacanze negli Stati Uniti, subiva un intervento chirurgico e gli venne applicato un triplo by-pass. In seguito egli osservava come da allora non aveva più recuperata tutta la sua energia; camminava con difficoltà. Ma poi aggiungeva sempre con un risolino: «Certo, sono ormai un giovanotto, ho solo quasi 90 anni!». In questi ultimi tempi le sue condizioni di salute sono andate complicandosi, e il 4 ottobre 2011, il caro p. Joachim ci ha lasciato ed è andato alla casa del Padre. Ci ha preceduti in paradiso. Il ricordo che di lui facciamo ora non soltanto vuol essere un riconoscimento dei suoi meriti e del suo lavoro a servizio dell’Ordine e della Chiesa, ma principalmente il tributo di riconoscenza e gratitudine a Dio, nostro Padre, che – con l’amore con cui ha sostenuto p. Joachim nella sua esperienza-testimonianza, negli aspetti positivi e anche nei limiti, presenti del resto in ogni persona umana –, ci fa vedere la via della vera sapienza e della vera felicità, ricordata dal Vangelo: solo l’uomo liberato da tutti i padroni che non siano Dio, può scegliere con gioia di essere servo di tutti i fratelli per amore. Pertanto, unendoci ai tutti i confratelli, ai parenti e amici di p. Joachim, colpiti dolorosamente per la sua morte, abbiamo voluto ricordare con quale spirito di semplicità, amore e dedizione ha vivificato il suo cammino nel Carmelo, deponendo ai piedi della Madonna, in armonia con gli ideali professati, il fiore del suo amore, della sua bontà e della sua fraternità e il frutto del suo lavoro.
EMANUELE BOAGA, O.CARM.
fonte: Carmelus 2011/2
El pasado día 4 de octubre de 2015, fallecía en la Residencia Carmelita de la calle Ayala de Madrid el P. Pablo Garrido, quien fue, durante muchos años, miembro del Institutum Carmelitanum de Roma, agudo y prolijo investigador y colaborador asiduo de nuestra revista Carmelus. Por todo ello, y con profunda gratitud, le rendimos aquí un sencillo pero emotivo homenaje y reproducimos su amplia bibliografía[1].
El P. Garrido nació en Condemios de Arriba (Guadalajara, España) el 4 de octubre de 1929, donde fue bautizado con el nombre de Francisco, que cambiaría por el de Pablo María al profesar en la Orden del Carmen el 8 de septiembre de 1946, en el convento de Onda (Castellón), después de haber cursado los estudios humanísticos en los seminarios de El Henar (Cuéllar, Segovia) y Villarreal (Castellón). En este último y en el de Onda cursó los dos primeros años de filosofía, mientras que el tercero lo hacía en la Universidad Gregoriana de Roma, consiguiendo el bachillerato (en la misma obtendría la licencia en el curso de 1963-1964). Los estudios de teología los realizó en el Colegio Internacional Carmelita de San Alberto de Roma durante cuatro años, desde el curso de 1949-1950 hasta el de 1952-1953, siendo ordenado sacerdote en este último, el 4 de abril de 1953. Los completaría en la Universidad de Salamanca, donde obtenía la licencia en teología en 1970 y el doctorado en 1987. Su tesis, titulada Un censor español de Molinos y de Petrucci: Luis Pérez de Castro O.Carm. (1636-1689) constituye una estupenda aportación a la historia del “quietismo” y a la de la teología del siglo XVII en general.
Profesor de humanidades en el Seminario de El Henar, de filosofía en los colegios de Viérnoles (Santander) e Interprovincial de Onda, todos de su Orden, y en otros de Salamanca, durante 20 años, pasaba de nuevo a Roma en 1973, como miembro de Institutum Carmelitanum, en el que siguió trabajando hasta 1998, cuando sufrió un infarto cerebral, que le obligaba a volver a su provincia de Castilla. Continuó trabajando hasta el final de sus días en una serie de temas carmelitas y de biografías de autores sobre todo de los siglos XVII y XVIII.
En este sentido destacan sus estudios sobre el “hogar espiritual” de Santa Teresa y sobre el “solar carmelitano” de San Juan de la Cruz, es decir, sobre el estado de la provincia carmelitana de Castilla en el siglo XVI. Estos estudios, junto a otros muchos de diversa índole, culminaron en su amplia obra en tres volúmenes, titulada precisamente así: El solar carmelitano de San Juan de la Cruz. El primero de dichos volúmenes estaba dedicado a la provincia en general (estado intelectual y espiritual, la “llamada de América”, la observancia, las corrientes espirituales, etc.); en el segundo estudiaba uno a uno los conventos de la provincia desde 1416 hasta 1836; y el tercero estaba dedicado a los priores provinciales del mismo periodo.
Y es que el P. Pablo Garrido profesaba un enorme afecto y admiración por los dos grandes santos reformadores del Carmelo y, por ello, se esforzó siempre en demostrar cómo ambos surgen en el contexto del Carmelo el siglo XVI, con sus sombras, pero también con sus luces (muchas veces ignoradas), y, más aún, cómo el magisterio de ambos fue acogido con gozo, con fruto y con entusiasmo en el viejo Carmelo, frente al tópico por desgracia tan extendido como falso. A ello dedicó su obra (recientemente reeditada por Edizioni Carmelitane) titulada: Santa Teresa, San Juan de la Cruz y los carmelitas españoles. Por ello -y valga el dato, quizás anecdótico- Garrido mostró en varias ocasiones (algunas por escrito como se puede ver en esta bibliografía) su gran satisfacción por el hecho de que la nueva provincia de Castilla, erigida en 1984, fuera puesta bajo el patronato y la protección de los dos santos carmelitas castellanos.
Asimismo, es muy importante destacar los valiosos estudios que Garrido ha dedicado a diversos personajes un tanto olvidados o, al menos, descuidados, de la historia del Carmelo hispano en los siglos XVII y XVIII. Entre ellos cabe destacar los dedicados a Juan Sanz (1557-1608), Miguel de la Fuente, O. Carm. (1573-1625), Jaime Montañés, O. Carm. (primer tercio del s. XVI – último tercio del s. XVI), Miguel Alfonso de Carranza, O. Carm. (1527-1606), Cristóbal de Avendaño, O. Carm. (1569-1629), Luis Pérez de Castro, O. Carm. (1636-1689), Fray Francisco de la Cruz, O. Carm. (1585-1647) y un largo etcétera, que pueden encontrarse en esta bibliografía que presentamos a continuación.
Es necesario destacar también que el P. Pablo se ha prodigado en artículos de divulgación (en revistas populares y de devoción), así como en voces de diccionarios o en publicaciones menores. A los verdaderos sabios, no “se les caen los anillos” por trabajar en estos ámbitos divulgativos, ni se aíslan en una burbuja o en una supuesta élite inasequible a públicos más amplios. De igual modo, ha colaborado regularmente con la revista Carmelus, así como con el Dictionnaire d’Espiritualité, así como con otras revistas y publicaciones de reconocido valor científico. Ha participado además en varios congresos internacionales sobre temas de su especialidad.
No podemos olvidar en esta pequeña reseña de su vida, la dimensión poética que el P. Pablo cultivó en ciertas etapas de su vida. Sus inspirados sonetos (a la Virgen del Henar, sobre temas inspirados por Juan de la Cruz, a la naturaleza) son un buen ejemplo de la vena literaria y poética de nuestro autor.
Hasta los últimos días de su vida, el P. Pablo Garrido estuvo trabajando en sus estudios e investigaciones, si bien, al final, se dejaban sentir los efectos de la edad y de la enfermedad. Tenía la ilusión de editar el Confesionario breve y provechoso así para el penitente como para el confesor del P. Miguel Alfonso de Carranza, carmelita valenciano del siglo XVI. No pudo verlo en vida, pero la prestigiosa colección TPM (Textos para un Milenio), con la que el P. Garrido había colaborado ya en diversas ocasiones, ha acabado publicándolo acompañado de su minucioso sobre el autor y de un estupendo estudio del noto moralista Marciano Vidal sobre el significado de esta obra en el contexto de la teología moral de su tiempo[2]. Esa obra pone punto y final a la bibliografía que tenemos el gusto de presentar[3].
A título personal y en nombre de la Orden del Carmen quisiera mostrar mi gratitud al estudioso fecundo y riguroso y también al hermano sencillo, fraterno y ejemplar. Que la Virgen del Carmen sobre la que tanto escribió le introduzca en el abrazo misericordioso del Dios de la vida.
Fernando Millán Romeral, O.Carm.
en Camelus 2015/2
[1] Ampliamos aquí la bibliografía presentada en el libro homenaje que le dedicó la Región Ibérica Carmelita junto al P. Balbino Velasco, O.Carm., en 2007. Cf., Datos biográficos y bibliográficos, en: F. MILLÁN ROMERAL (ed.), In Labore Requies (Edizioni Carmelitane, Roma 2007) 801-830.
[2] MIGUEL ALFONSO DE CARRANZA, Confesionario breve y provechoso así para el penitente como para el confesor [P. Garrido, ed.] (Madrid 2016) [colección textos para un milenio, nº 10].
[3] En la bibliografía, respetamos escrupulosamente los criterios utilizados por el autor en la presentación de la misma. Asimismo, mantenemos el orden que eligió el autor: una bibliografía numerada por orden cronológico.
Nació en Lovingos (Segovia) el 16 de mayo de 1926. Muy joven ingresó en el seminario carmelita del Santuario de El Henar (Segovia). Cursó Humanidades, Filosofía y Teología en centros privados de la Orden del Carmen: Villareal de los Infantes (Castellón), Osuna (Sevilla), Onda (Castellón). Hizo la profesión, como carmelita el 8 de septiembre d e1942, la solemne el 15 de junio de 1947. Fue ordenado sacerdote el 18 de diciembre de 1948 en Segovia.
Estudió Filosofía y Letras en las universidades de Salamanca y Madrid, donde obtuvo la licenciatura con premio extraordinario (1957); obtuvo también la máxima calificación en el doctorado (1969).
Durante algunos años impartió clases en la universidad de Madrid y en un colegio de segunda enseñanza también en Madrid. Pasó varios lustros enseñando en el seminario de Ntra. Sra. de El Henar, simultaneando la labor docente con el apostolado en el Santuario del mismo nombre y en los medios rurales próximos. Fue prior en El Henar (1962-1965) y trabajó por la restauración del complejo. Se puso en contacto con los archivos de la vecina villa de Cuéllar y se interesó por la conservación y organización de su inmensa riqueza documental.
Trasladado a Madrid en 1981 ha ejercido el cargo de prior varios trienios en la casa de Pintor Ribera y ha sido consejero provincial. Como sacerdote ejerce su apostolado en la iglesia de monjas carmelitas de clausura del monasterio de Ntra. Sra. de las Maravillas de la c. Príncipe de Vergara.
Ha obtenido varios premios. En 1951 por su Ensayo bibliográfico sobre la Virgen del Carmen. En 1970 por su trabajo sobre Cuéllar y su partido; ambos inéditos. El premio nacional José María Quadrado en 1976 por su Historia de Cuéllar a la mejor historia local. El Ciudad de Salamanca del centro de Estudios salmantinos en 1976 por su estudio sobre el colegio de carmelitas. El Navarro Reverter, Lo rat penat, por su monografía sobre el convento del Carmen de Valencia.
Perteneciò a la Real Academia de la Historia y a la de San Quirce de Segovia, como miembro correspondiente. Es académico de mérito de la Academia de la Historia de Portugal, en cuyos archivos ha investigado casi durante un decenio. Fue parte del Instituto Carmelitano de Roma.
El 3 de noviembre de 2013 moría en Madrid, hospital de la Princesa, el Padre Balbino Velasco Bayón, carmelita del Santuario del Henar, aunque últimamente residente en Madrid.
Muy conocido en el ámbito cuellarano por haber escrito la Historia de Cuéllar y con ella haber despertado el sentir y el gusto por el pasado poniendo en valor el rico patrimonio histórico y cultural que abrazan los muros de esta conocida villa castellana.
Trazar el perfil de su personalidad no es tarea fácil. Aún no se ha calmado la conmoción de su pérdida y todo se pierde entre la niebla del recuerdo y el velo de los afectos. Estos son fragmentos de mi percepción del Padre Balbino, de su gran personalidad y su vasta obra. Sin duda será un relato transversal, subjetivo y condicionado por el tiempo de convivencia con él y la pertenencia a la misma orden religiosa.
BIOGRAFÍA
El P. Balbino nació en Lovingos, una pequeña aldea cerca de Cuéllar y perteneciente a dicho ayuntamiento. En 1937 ingresó en el Henar y en 1939 pasó al seminario carmelita de Villarreal (Castellón). En 1941 comenzó el noviciado en el Henar, recibiendo el nombre de Fray Bartolomé, nombre que usó hasta finales de los años 60. Hizo la profesión religiosa en la Orden del Carmen el 8 de septiembre de 1942. Estudió Filosofía y Teología en diversos centros de la orden, Osuna, Onda y Villarreal donde emitió la profesión solemne el 15 de julio de 1947. Fue ordenado sacerdote en Segovia el 18 de diciembre de 1948.
Hasta 1960 residió en Madrid donde fue cofundador del Colegio del Henar de la Calle Pintor Ribera de Madrid, al tiempo que hizo los estudios de Filosofía y Letras en la Universidad de Madrid, donde obtuvo la licenciatura en 1959. El 22 de febrero de 1969 expuso y defendió la tesis doctoral en la Facultad de Filosofía y Letras de la Universidad de Madrid, sección historia, obteniendo la nota de sobresaliente. La tesis versaba sobre la persona y obra del Venerable Padre Miguel de la Fuente, carmelita español del siglo XVII. La tesis fue editada en 1970 por el Institutum Carmelitanum de Roma, en la colección Vacare Deo, Volumen IV
Desde 1960 hasta 1981 residió en el Santuario del Henar donde ejerció diversas responsabilidades: profesor del seminario, prior, consejero provincial, participando asiduamente en el apostolado de la confesión y predicación de la zona y en la reestructuración de los espacios exteriores del Santuario.
En 1981 pasó a la casa de formación de Pintor Ribera. El trienio de 1987 a 1990 lo pasó en el Seminario Diocesano de Valladolid donde los carmelitas tenían un numeroso grupo de aspirantes que se formaban junto a los estudiantes del Seminario. Desde 1990 residió en el Convento de Pintor Ribera de Madrid combinando su trabajo de escritor con las tareas pastorales en la Iglesia de las carmelitas de Príncipe de Vergara.
EL HOMBRE
En el fondo conservó toda su vida ese privilegio del hombre sencillo, de pueblo llano, pechero diría él, con el barro reciente de su tierra en las botas, que la pátina de los estudios, títulos, ediciones y conocimientos nunca lograron apagar. Con ese cierto aire de distancia que da la sabiduría de la vida, a veces con la retranca castellana, analizaba los acontecimientos con la agilidad con la que sus dedos de historiador apasionado desentrañaban razones históricas para comprender hechos y sucesos. Cercano y amante de su origen, de su vocación religiosa y del Henar, donde había comenzado su andadura con los carmelitas en los años difíciles de la inmediata postguerra.
El Padre Balbino era la voz amable del Santuario que en fiestas y romerías se acercaba raudo a echar una mano. El dirigía desde el balcón principal con la potente megafonía el transcurrir del día con anuncios de los cultos o los avisos más dispares donde no era infrecuente la pérdida de algún niño en el tumulto de procesiones y peregrinos. Con voz cadenciosa a veces, otras enfervorizada, aclamaba la presencia de la imagen de la Virgen en las plazas fronteras del santuario, donde todo acababa con el canto solemne de la Salve como rito anual de purificación y reconciliación.
EL PROFESOR
Lo conocí en octubre de 1960 cuando vino a El Henar como profesor desde el Colegio que los Carmelitas tenían en la Calle Pintor Ribera de Madrid. Estábamos en tercero de bachillerato y se encargó de enseñarnos latín y el griego. Exigente como ningún otro profesor, paciente, constante, analítico. Cuando ingresé en la Universidad Gregoriana en el año 1967 para comenzar la Teología, aún se hacían las clases y los exámenes en latín, tuve conciencia del trabajo que había hecho el P. Balbino con nosotros con el latín y el griego en el Henar. El nivel de nuestra formación previa nos permitió seguir todo el ciclo de estudios hasta obtener la licencia en teología con cierto desahogo.
Preciso en el lenguaje, minucioso en la traducción, generoso en las notas donde veía esfuerzo y muy recto, tal vez demasiado, si notaba falta de interés o trabajo. Estricto en las exigencias académicas.
EL RELIGIOSO
En aquellos años nos llamaba la atención el gesto adusto y serio cuando en los actos de oración y coro se calaba la capucha del hábito hasta la sienes y la récita reposada y cadenciosa de los textos del breviario restallaban en el silencio monacal henarense. Piadoso y sensible, escuchaba paciente en la confesión y sus consejos sabían a aviso para navegantes que surcan los mares de la vida.
Respetuoso en la observancia de la normas de la vida religiosa, tal vez porque su experiencia en el estudio de la historia le convenció de que por ahí venían los males de las instituciones. Conocedor como pocos de la historia complicada de la reforma en la Orden del Carmen del siglo XVI, ha publicado numerosos estudios desde la otra perspectiva.
HERMANO DE HÁBITO
Esta es una expresión frecuente en los textos históricos que él manejaba para definir la relación de pertenencia a la misma orden. Con el P. Balbino he tenido la suerte de convivir y trabajar frecuentemente. Hombre de fácil convivencia, de disposición inmediata para cualquier favor y de dialogo fluido y ameno en la comunidad. Lo he tratado como alumno suyo, como hermano en la orden y como superior y siempre he tenido esa sensación agradable del hombre que nunca se sintió herido, ni probó más amarguras que las que la vida comporta, si acaso lágrimas furtivas por algún dolor amigo. Siempre con el gesto sereno de aceptarlo como parte de este juego existencial de trillar la vida cada día.
LA RESPONSABILIDAD
Revestido precozmente de esa sensación de tener que responder a los empeños que la vida le exigía, siempre apareció diligente en sus tareas. Su responsabilidad familiar atendiendo a su madre hasta una larga ancianidad fue un ejemplo para todos. Compartí con él la restauración del Santuario del Henar (1978-81) y durante ese tiempo viví con él la zozobra del desarrollo de tan complicado proyecto y sus desvelos gestionando hasta los pequeños detalles para llegar a un final satisfactorio.
Sensible especialmente con los temas de formación y estudios de los nuevos candidatos, siempre preconizaba la formación seria y profunda de la persona tanto moral, espiritual como académica.
EL HISTORIADOR
Para muchos, en especial en el entorno de Cuéllar, esta es la faceta principal por la que es conocido. Su libro “Historia de Cuéllar”, cuya primera edición apareció en 1974, es todo un clásico. Marcó el camino para los estudios futuros del pasado de villas y ciudades de acendrada historia pero escasos de material y organización de sus fondos archivísticos. Por ella le dieron el premio José María Quadrado de CSIC, 1976. El 29 de septiembre de 2013 presentaba el autor la quinta edición de esta misma obra, que a través de las varias ediciones ha sabido integrar en la historia de la villa todos el quehacer de los últimos años del siglo XX y principios del XXI de Cuéllar.
Meticuloso en su trabajo editorial, te invitaba a la caza de erratas en las pruebas de imprenta de sus muchos libros. Una metáfora que lo definiría: a veces a los investigadores de historia, archivos y bibliotecas se les compara con ratones de armario que todo lo buscan, el Padre Balbino era más una hormiguita que siempre volvía a casa con hojas, fotocopias, fotos o hallazgos históricos para tener tarea en el invierno de su vida. De esta forma su ancianidad se hizo aún más creadora dejándonos una amplia documentación, no solo lo editado, sino las numerosas cajas y carpetas que quedan por clasificar.
fonte: cronistasoficiales.com
Tra le molteplici attività di p. Emanuele Boaga spicca senz’altro lo studio della mariologia e lo sforzo di comunicare, di narrare le diverse dimensioni assunte nel corso del tempo dalla devozione, dalla pietà e dalla religiosità popolare verso la Madre di Dio, in particolare nel suo Ordine Carmelitano.
P. Emanuele è morto a Roma lo scorso 17 luglio; una vita abbastanza lunga, segnata da un ininterrotto impegno intellettuale e culturale al servizio della Chiesa e dell’Ordine.[1] Gli ultimi anni hanno costretto p. Emanuele a una dura battaglia contro il cancro che lo aveva colpito; sono stati anni di sofferenza, di speranza, di crescita e maturazione spirituale e comunque d’impegno continuo per portare avanti i lavori di ricerca e consulenza, mai abbandonati fino all’ultimo.
Figlio di Giovanni e di Irma Fontebasso, p. Emanuele nacque a Padova il 30 marzo 1934 e vi ricevette il battesimo nella chiesa di Santa Sofia il 21 aprile seguente. Dopo un’infanzia trascorsa in varie parti d’Italia, dove gli incarichi universitari conducevano il padre Giovanni, il giovane Emanuele approdò a Roma, dove ricevette la Confermazione nella basilica di San Pietro in Vaticano, il 12 gennaio 1948 e dove entrò in contatto con i frati della basilica parrocchiale di San Martino ai Monti. Aveva frequentato le scuole elementari tra Padova e Firenze, le scuole Medie a Roma. Terminò il Ginnasio a Jesi, quando decise di entrare in convento. Il 7 ottobre 1948 entrava come postulante a Jesi. Iniziò il noviziato il 30 settembre 1950, Anno Santo e, al termine del noviziato, emise la professione semplice il 13 ottobre 1951 e quella solenne il 27 aprile 1955. Gli anni degli studi filosofici e teologici non lo allontanarono né dagli interessi scientifici e matematici che gli venivano dalla famiglia né dall’incipiente interesse per i documenti d’archivio e la storia. Durante gli anni di studio ricevette la tonsura (17 febbraio 1957), l’ostiariato e il lettorato (16 marzo 1957), l’esorcistato e l’accolitato (6 aprile 1957). Fu ordinato suddiacono il 22 marzo 1958, diacono il 4 maggio 1958 e presbitero il 6 luglio 1958 per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di Mons. Telesforo Giovanni Cioli, O.CARM. Nell’estate del 1959 fu inviato ad Albano Laziale come vicemaestro dei novizi, ma già nell’ottobre 1959 fu nominato viceparroco di S. Maria in Traspontina, dove restò fino all’ottobre 1960, quando fu trasferito a Bologna sempre come viceparroco e vi rimase per un anno. Dal 1961 al 1964 insegnò matematica, osservazioni scientifiche e geografia nel Marianato di Jesi (An). Furono quelli anche gli anni di indagini sociologiche e pastorali, spinto a ciò dalla frequenza del corso di pastorale presso la Pontificia Università Lateranense. Dal 1964 al 1967 fu nuovamente inviato alla Traspontina; i superiori, infatti, gli avevano chiesto di specializzarsi in storia, in vista di un suo possibile impegno nel liceo filosofico “San Piertommaso” di Roma, dove si formavano i giovani frati carmelitani della Provincia Romana, assieme ad altri di altre province e di altri ordini e congregazioni. Dal 1964 al 1969 p. Emanuele potè frequentare così i corsi della Facoltà di Storia ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana, con i professori gesuiti Kempf, Monachino, Blet ed altri maestri. Conseguì la Licenza nel 1966 e tre anni dopo la Laurea con la tesi di dottorato sulla soppressione dei piccoli conventi italiani voluta da Innocenzo X nel 1650,[2] tesi che resta ancor oggi un caposaldo della ricerca riguardo a quel capitolo della storia della vita religiosa. Durante il periodo di studi fu anche eletto Definitore provinciale e si occupò dell’archivio della Provincia Romana, che già conosceva per averlo frequentato e consultato in precedenza.
Il 1971 segnò una svolta nella vita di p. Boaga. Il Capitolo Generale rinnovò il governo dell’Ordine e p. Emanuele accettò l’ufficio di Segretario Generale, rinunciando al contempo a una promettente e brillante carriera universitaria; mantenne l’incarico per due mandati fino al 1983. Erano gli anni del postconcilio, di un rinnovamento generale di strutture, metodi e prassi. P. Emanuele si diede completamente non solo al servizio dell’Ordine, gestendone con efficiente intelligenza la segreteria e le comu
nicazioni, ma partecipò anche in modo assai attivo a diversi organismi di collegamento e confronto istituiti tra i segretari generali degli ordini e congregazioni religiose, come pure a quello dei delegati per i terzi ordini e i laici associati.
L’amore per i membri della famiglia carmelitana – monache, suore e laici — lo portò a nuovi impegni: fu nominato Delegato Generale del Terz’Ordine Carmelitano (1976-1983) e Delegato Nazionale delle monache di clausura dal 1973 al 1982.
Allo scadere dell’ufficio di Segretario Generale, nel 1983, p. Boaga fu nominato Direttore dell’Archivio Generale dell’Ordine e per trent’anni ne curò la sezione storica. In tal modo, potè dedicarsi con maggiore disponibilità alla ricerca e allo studio, per la verità mai abbandonati durante gli anni di servizio nella curia generalizia ed anche alla partecipazione attiva alle associazioni scientifiche degli Archivisti Ecclesiastici e dei Professori di Storia della Chiesa, delle quali fu segretario rispettivamente della prima dal 1984 ad oggi e della seconda dal 1991 al 1997.
Da quello stesso periodo, dunque, p. Emanuele fu anche più libero di dedicarsi alla docenza: dall’anno accademico 1984-1985 fino al 2012 ha insegnò Storia della Chiesa moderna agli studenti del primo ciclo della Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”. Fu poi docente presso l’“Auxilium” e la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università della Tuscia di Viterbo, dove tenne per diversi anni il corso di Storia delle istituzioni ecclesiastiche. Fu chiamato a collaborare con la Commissione Bilaterale della Conferenza Episcopale Italiana e del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali per l’attuazione dell’art. 12 dell’Accordo di revisione del Concordato tra la Santa Sede e l’Italia, nel 1997 della Consulta Nazionale CEI per i beni culturali e nello stesso anno dell’Osservatorio Centrale bilaterale CEI – Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
P. Emanuele amava trascorrere i mesi estivi in Brasile, dove si dedicava a corsi di storia e spiritualità con religiose, religiosi e laici. Per alcuni anni ha anche curato corsi di Storia della Chiesa nel seminario di Recife. Sempre attento alla formazione permanente, non si contano i corsi e le conferenze tenute anche in Italia a frati, monache, suore e laici, diversi dei quali, come si vedrà di argomento mariologico.
Dal 1982 fu anche nominato consultore della Congregazione delle Cause dei Santi, incarico che gli è stato rinnovato fino alla morte: per le
sue mani sono passate più di 100 Positiones di Servi e Serve di Dio, Venerabili e Beati da valutare quanto alla completezza, correttezza e sufficienza della ricerca storica, come in altri casi quanto alla consistenza teologica della fama di santità sulla base dell’esercizio delle virtù da parte dei candidati. A lato di questo impegno, per alcuni anni p. Boaga fu anche docente nello Studium della medesima Congregazione. Tra l’altro, p. Emanuele fu membro della commissione storica per la causa di beatificazione del Beato Giovanni Paolo II.
Anche da altri dicasteri della S. Sede gli furono richiesti pareri e collaborazioni, non sempre resi noti dallo stesso Padre, assai restìo a parlare di sé e a comunicare gli incarichi ricevuti o, ancor più, i riconoscimenti ottenuti. Allo stesso modo, non poche sono le suore di varie congregazioni che lo ricordano con apprezzamento per la sapiente consulenza offerta in materia di sistemazione archivistica, come pure per l’accompagnamento spirituale.
Assai ampio è poi il capitolo riguardante l’attività di ricerca e di studio. P. Emanuele, infatti, fu studioso di rara capacità mnemonica, di fine lettura critica dei documenti e di acuta e chiara presentazione dei risultati. Non dimenticò mai l’interlocutore: chi lo ascoltava o chi leggeva i suoi scritti doveva ricevere il messaggio in modo chiaro e accessibile, per poterlo accogliere con disponibilità e libertà critica. P. Boaga non fu mai geloso delle proprie idee e delle proprie intuizioni o scoperte; anzi, più volte incoraggiava altri studiosi, anche assai meno competenti di lui, a utilizzare e divulgare le sue opinioni e i risultati delle sue ricerche: riteneva infatti importante, direi essenziale, la diffusione di convinzioni corrette e fondate sulle fonti, mentre diffidava aspramente delle posizioni ideologiche, motivate da altri fini che non fossero l’amore per la verità. L’impeto e talvolta le esplosioni, dovuti al carattere esuberante – chi non ne ricorda la voce potente? – con cui trattava certi argomenti erano spesso generati dalla reazione a posizioni non chiare, sfuggenti, non sempre oneste di persone che, ammantandosi di supponenza o (apparente) noncuranza, proponevano idee infondate, o millantavano crediti insufficienti se non inesistenti. P. Emanuele poteva non essere tenero, ma non era mai ingiusto; eventuali errori di valutazione furono dovuti a fraintendimenti e limiti umani, dei quali fu peraltro sempre conscio.
I suoi campi d’interesse furono molteplici e assai diversi: dalle materie matematiche e scientifiche, alle quali era stato introdotto sin dall’infanzia,
IIalla storia e, all’interno di questa, all’archivistica, alla prosopografia, alla storia e spiritualità della vita religiosa non solo carmelitana. Nella sua bibliografia, che sfiora il migliaio di titoli, non mancano articoli o pubblicazioni di carattere liturgico, devozionale e attinenti alla vita spirituale.[3]
Un posto notevole, se non come numero almeno come importanza hanno gli scritti di soggetto mariano e mariologico, dei quali verrà offerto un elenco completo in altra sede. Ripercorriamo la bibliografia di p. Boaga cercando di cogliere soprattutto le principali linee di interesse e di approfondimento da lui seguite durante la sua vita di studioso e carmelitano innamorato di Maria.
Ci troviamo di fronte a una molteplicità di generi letterari e di livelli di proposta differenti: si va, infatti, da suggerimenti per tridui o novene4 agli articoli divulgativi sulla devozione mariana, in particolare carmelitana, fino a testi per la meditazione5 e per la vita spirituale mariana.[4] E ancora ci sono studi storici sull’iconografia[5] o su aspetti specifici della devozione e della pietà popolare ed esposizioni di questioni teologiche.
Di particolare interesse sono alcuni articoli, usciti soprattutto negli ultimi anni, sulla storia della mariologia e in particolare, il secondo volume della monumentale Storia della Mariologia,[6] promossa dalla Pontificia Facoltà Teologica «Marianum», diretto da p. Boaga in collaborazione con il maria- nista p. Luigi Gambero (1930-2013), il quale ha preceduto di un mese e mezzo p. Emanuele nella strada per il paradiso, essendo deceduto il 2 giugno 2013. Vale poi la pena di menzionare diversi contributi di carattere storico pubblicati in opere collettive e sulla rivista Theotokos. Alcuni riguardano la storia della spiritualità mariana in ambito monastico tra IX e XIII secolo[7] e nell’ambiente culturale tra Medioevo e Rinascimento.[8] Un altro, invece, la devozione particolare dei carmelitani a Maria nel secolo XIII;[9] in quest’ultimo p. Boaga riprendeva alcune questioni già trattate in un precedente articolo pubblicato su Marianum[10] oppure in alcune relazioni presentate durante congressi scientifici.[11]
Due testi restano fondamentali nella produzione di p. Boaga. Nel 2000 usciva un’antologia di testi mariani carmelitani che, nonostante i numerosi refusi tipografici, resta ancora un ottimo strumento di studio, di divulgazione e di meditazione.[12] L’anno seguente p. Boaga pubblicò in italiano
La Signora del Luogo,[13] traduzione di un originale portoghese[14] e impaginato nello stesso formato del precedente testo sulla storia e la vita del Carmelo.[15] Si tratta di una vera summa della marianità carmelitana, breve ma completa e soprattutto assai utile dal punto di vista didattico. Come spesso accade per le pubblicazioni di p. Emanuele, pur non trattandosi di un testo scientifico, anche La Signora del Luogo offre una base assai solida per chi voglia accostarsi alla storia e ai contenuti della spiritualità mariana vissuta e proposta dai carmelitani. L’antologia e il libro sono il frutto maturo di decenni di approfondimenti su questioni particolari, sia storiche che di carattere teologico-spirituale, alle quali p. Boaga aveva dedicato numerosi articoli e pubblicazioni di carattere scientifico o divulgativo. Basta pensare al primissimo articoletto di carattere mariano, sullo scapolare del Carmine, tematica ritornata di frequente tra le prime pubblicazioni,[16] per poi essere ripresa con maggiore maturità e approfondimento critico in articoli più recenti.[17] Nel La Signora del Luogo confluiscono anche le tematiche della mediazione e della maternità spirituale, dell’iconografia, della devozione popolare e dell’associazionismo mariano carmelitano, oltre alla presentazione delle questioni ampiamente dibattute e note sullo scapolare e le due tradizioni leggendarie della visione di s. Simone Stock e della cosiddetta “Bolla sabatina”.
La Signora del Luogo, con il suo impianto volutamente pedagogico, richiama anche l’attenzione di p. Emanuele per la formazione iniziale e permanente all’interno dell’Ordine come al di fuori di esso. Basti qui ricordare due lavori: un testo sintetico per la formazione permanente di giovani religiosi[18] e un programma di approfondimento mariano per la formazione iniziale.[19] Il primo dei due lavori è rimasto purtroppo inedito e l’altro forse non ha ricevuto l’accoglienza che avrebbe meritato, ma ambedue sono il frutto di numerose occasioni dedicate da p. Boaga alla comunicazione delle proprie conoscenze a confratelli e consorelle religiosi e laici.
Vale la pena ricordare anche due raccolte bibliografiche di carattere mariologico carmelitano, che rimangono utili punti di riferimento per approfondimenti e studi specialistici in materia.[20] A tali pubblicazioni può essere accostato anche il necrologio con annessa bibliografia mariana del carmelitano Enrique Esteve, insigne studioso di Maria.[21]
Inoltre, non pochi sono gli articoli o gli studi sulla devozione mariana in località diverse; sarebbe lungo darne conto in dettaglio, ma spesso si tratta di studi originali comunque ricchi di informazioni di carattere storico e teologico-spirituale. Ricordiamo solo l’ultimo libretto, uscito negli ultimi anni, e dedicato con molto affetto alle icone mariane presenti nel rione romano di Borgo.[22] Molte di queste pubblicazioni a carattere locale avevano un valore affettivo non sempre rivelato da p. Emanuele, che però traspariva da fatterelli o episodi curiosi disseminati con arguzia tra le pagine di solito informate e criticamente serie.
In queste poche pagine abbiamo voluto presentare in modo necessariamente rapido e sommario il profilo umano e soprattutto di studioso di mariologia storica di p. Emanuele Boaga. Tuttavia resta viva nel ricordo di chi l’ha conosciuto la sua devozione sincera, di autentico e appassionato frate carmelitano, verso la Vergine. Non una devozione affettata e sentimentale, quanto piuttosto un amore filiale e fraterno verso la Madre del Signore e Madre-Sorella nostra; devozione espressa nelle forme tradizionali – il rosario non mancava mai nella sua tasca o sul suo tavolo – e principalmente liturgiche. P. Emanuele non ha mai smesso di offrire con generosità conferenze e presentazioni, sempre acute e stimolanti, tese a mantenere viva la tradizione mariana dell’Ordine. Una delle ultime apprezzate conferenze offerta al Centro Sant’Alberto nella primavera del 2012 fu appunto una presentazione dell’iconografia mariana carmelitana con l’ausilio di diapositive in “Power Point”.
Ai giovani carmelitani il lascito di proseguire negli studi mariologici, a partire dalla ricca produzione di p. Emanuele Boaga, al quale va la nostra riconoscenza unita al ringraziamento al Signore per avercelo donato come fratello, amico e maestro.
Giovanni Grosso, O.Carm
Ex parte Ordinis imprimi potest: Fr. GOTTFRIED M. WOLFF, Prior Gen. OSM
LUIGI UMBERTO DE CANDIDO, responsabile
Autorizzazione del Tribunale di Roma Iscritto nel Registro della Stampa al n. 18009 del 13-2-1980
Finito di stampare l’il ottobre 2013 presso: ISTITUTO ARTI GRAFICHE MENGARELLI – ROMA
3 La bibliografia aggiornata al 2008 in Memoriam fecit mirabilium Dei, 67-121, a cui bisogna aggiungere una ventina di altre pubblicazioni uscite in seguito. Alcuni testi sono ancora in stampa e non mancano numerosi inediti anche importanti.
4 Triduo del Carmine (primo schema, secondo schema, panegirico), Roma 1967 (Antologia dello Scapolare, sezione n. 4, Tracce di predicazione, n. 2). Novena alla Madonna del Carmine, Roma 1987, tradotto in portoghese e più volte pubblicato.
[1] Un ampio profilo biografico fu pubblicato in Memoriam fecìt mirabilium Dei. Scritti in onore di Emanuele Boaga, O.Carm, a cura di G. GROSSO, O.Carm e W. SANTIN, O.Carm, Edizioni Carmelitane, Roma 2009, (Textus et Studia Historica Carmelitana, 31), p. 27-36: Un Carmelitano a servizio della memoria.
[2] E. Boaga, La soppressione innocenziana dei piccoli conventi in Italia, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1971; nello stesso anno era già uscito un estratto di 56 pagine come Excerpta ex dissertatone ad lauream in Facultate Historiae Ecclesiasticae Pontificiae JJniversitatis Gregorianae.
[3] Maria terra di Dio. Meditazioni mariane, Roma 1978, p. 28; tradotto anche in spagnolo (Caudete 1979, p. 34; ne furono curate anche edizioni in Venezuela e Puerto Rico) e in portoghese (Belo Horizonte 1987, p. 20 e poi Roma 2000).
[4] Cf. per esempio: Vita mariana nel Carmelo, Roma 1967 (Antologia dello Scapolare, sezione n. 2, Studi, n. 1). Maria Madre dei Carmelitani. Li aiuta a sviluppare i carismi della loro consacrazione, in Intorno a Maria nel Santuario di Trapani, n. 10, sett.-ott. 1994, 7 ; Maria nostra sorella. Ci distingue una devozione affettuosa e familiare, in ihid. n. 11, nov.-dic. 1994,12. Ancora: No itineràrio de Maria, Belo Horizonte, 1994; Maria en nos- sa caminhada carmelitana, Belo Horizonte 2000 (in collaborazione con Augusta de Castro Cotta, CDP). Con Maria, ao redor da mesa do Senhor. A Eucaristìa n avida Carmelitana, Belo Horizonte 2003 (in collaborazione con Augusta de Castro Cotta, CDP). Lesperienza mariana, in Rallegratevi4/11-12 (2004), inserto.
[5] Santa Maria dei Carmelitani. Note di iconografia, in Confraternite Chiesa e Società. Aspetti e problemi dell’associazionismo laicale europeo in età moderna e contemporanea, a cura di L. BERTOLDI LENOCI, Fasano 1994, p. 655-716. Santa Maria “La Bruna”, icona del Carmelo, in La Madonna del Carmine 50/7-8 (1996) 22-24, poi riedito con il titolo: Un’immagine illustre e preziosa: lettura dell’icona della Vergine Bruna, in Maria Anastasia di Gerusalemme – M. De Simone, La veste più bella: lo Scapolare dono di Maria al Carmelo e alla Chiesa, Roma 2001, p. 69-72.
[6] E. BOAGA – L. GAMBERO (a cura di), Storia della Mariologia. 2. Dal modello letterario europeo al modello manualistico, Città Nuova – Marianum, Roma 2012.
[7] La Vergine Maria nel movimento monastico occidentale dei secoli IX e X, va Theotokos 16 (2008) n. 2, 87-96; “Exempla” e “miracula” mariani nel movimento monastico del secolo XII, in Theotokos 18/2 (2010) 499-510.
[8] Maria nell’itinerario della vita spirituale tra Medioevo e Rinascimento (sec. XI- XV), in La Madre del Signore dal Medioevo al Rinascimento. Itinerari mariani dei due millenni, III, a cura di E. TONIOLO, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1998, p. 176-202.
[9] La devozione alla Madonna nell’Ordine dei Carmelitani nel secolo XIII, in Theotokos 19/2 (2011) 379-398;
[10] Origini mariane dei Carmelitani, in Marianum 53 (1991) 183-198.
[11] Per esempio: La presenza di Maria nella storia e nella vita dell’Ordine dei Carmelo, in Maria icona della tenerezza del Padre. La spiritualità mariana nell’esperienza del Carmelo, a cura della Comunità Carmelitana di Pozzo di Gotto, Atti del II Congresso Carmelitano, Sassone (Roma), 29 agosto – 2 settembre 1989, Augustinus, Palermo 1992, p. 48-61, oppure La devoción a Maria en las origenes de la Orden, in Congreso Mariano internacional, Roma, aprile 1989, Libreria Carmelitana, Madrid s.a. [1990], p. 37-50, o Maria na história e na espiritualidade do Carmelo, in Carmelo Lusitano 12 (1994) 73-129.
[12] Con Maria sulle vie di Dio. Antologia della marianità carmelitana, Edizioni Carmelitane, Roma 2000, p. 420.
[13] La Signora del Luogo. Maria nella storia e nella vita del Carmelo, Edizioni Carmelitane, Roma 2001, p. 228; nello stesso anno uscivano anche le traduzioni spagnola, inglese e ceca.
[14] A Senhora do Lugar. Maria na história e na vida do Carmelo, Curitiba 1994.
[15] Come pietre vive… per leggere la storia e la vita del Carmelo, Institutum Carme- litanum, Roma 1993, p. 288.
[16] II primo articolo di carattere mariano fu La consacrazione a Maria attraverso lo Scapolare, in La Madonna del Carmine 13 (1959) 162-165; Lo Scapolare del Carmine vera e perfetta devozione a Maria, in La Madonna del Carmine 18 (1964) 44-46; Lo Scapolare del Carmine devozione dell’umiltà e della speranza, in La Madonna del Carmine 19 (1965) 38-40; Lo Scapolare del Carmine nella poesia popolare calabrese, in La Madonna del Carmine 21/4 (1967) 10-13, riedito in Presenza del Carmelo 29 (1983) 74-77.
[17] La devozione dello Scapolare del Carmine: contenuto e prospettive, in Rivista di vita spirituale 55 (2001) 306-327. Lo scapolare del Carmine: storia e spiritualità, in Con Maria rivestiti del Cristo, dal segno umile dello scapolare al progetto di vita. Atti della giornata di studio (21 marzo 2002) a un anno dalla Lettera del Papa per l’Anno Mariano Carmelitano, Roma 2003, p. 47-57; si tratta di un estratto con paginazione propria dalla rivista Marianum 65 (2003), 349-359.
[18] Considerazioni teologiche sulla Madonna, Roma 1978, p. 30, in offset; Marianità carmelitana. Appunti di lezioni, Roma 1988, p. 92 con illustrazioni, in offset Maria nell’esperienza del Carmelo. Schemi-guida su tematiche della marianità carmelitana, per la V Settimana Carmelitana per giovani religiose e religiosi, Nocera Umbra (PG), 2-7 settembre 1996, p. 50, ciclostilato.
[19] Espiritualidad mariana: programa de estudios sohre la Virgen Maria en la Orden del Carmen, in collaborazione con A. DE CASTRO COTTA, Edizioni Carmelitane, Roma 2001, p. 90 con illustrazioni.
[20] Bibliografia della Marianità carmelitana, in collaborazione con E. CARUANA, Roma 1986, p. 18, ciclostilato. Maria e il Carmelo. Rassegna degli studi dal Vaticano II all’Anno Mariano Carmelitano (2001) e sintesi dei temi mariano-carmelitani emergenti nell’esperienza storica dell’Ordine, in In Communion with Mary our Heritage and Prospects for thè Future, Edizioni Carmelitane, Roma 2001, p. 109-126.
[21] P. Enrique M. Esteve, O.Carm (1905-1990), in Marianum 142 (1991) 723-728.
[22] Le Madonnelle di Borgo, Parrocchia di Santa Maria in Traspontina, Roma 2011, p. 48.
fonte: ocarm.org
autore: Joseph Chalmers, O.Carm.
https://carmelitani.com/prodotto/il-carmelo-scuola-di-preghiera
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